Il 2018 segna il centenario della nascita di Achille Castiglioni, architetto e designer milanese, che ha cambiato e stravolto le regole del design industriale italiano (e non solo). Avanguardista, sognatore di giornata, osservatore attento e grande comunicatore: Achille Castiglioni aveva un solo obiettivo, cioè “cercare il tratto minimo necessario per la funzione; volevamo dire: non potevamo fare di meno “.
Dall’archivio Flos un film inedito girato alla conferenza di Achille Castiglioni durante la 39 ° edizione della “International Design Conference in Aspen”, 1989. Nella sua dimensione non ufficiale, piuttosto amatoriale, il documento mostra in modo straordinariamente autentico l’ammirazione, la curiosità e genuino divertimento che il grande maestro del design, accompagnato da Paola Antonelli, poteva suscitare nel pubblico grazie al suo genio, alla sua vitalità e ad una rara forza comunicativa.
Tra i principali oggetti esposti al convegno ci sono 4 delle diverse lampade Achille Castiglioni disegnate per Flos: Arco, Gibigiana, Noce e Taraxacum 88 S.
Per la lampada Arco “pensavamo a una lampada che illumina la luce su un tavolo“, afferma Castiglioni. “Esistevano già, ma dovevi camminare intorno a loro.”
“Per lasciare uno spazio sufficiente attorno al tavolo, la base doveva essere ad almeno due metri di distanza ed è così che è nata l’idea di Arco. Volevamo realizzarlo con parti disponibili in commercio e abbiamo trovato che il ferro angolare in acciaio curvo ha funzionato perfettamente, poi c’è stato il problema del contrappeso: era necessario un grosso peso per supportare tutto. Il nostro primo pensiero era concreto, ma poi abbiamo scelto il marmo perché lo stesso peso occupava meno spazio, e anche perché potevamo ottenere un finitura migliore per un costo inferiore. In Arco niente è decorativo: anche gli angoli smussati della base hanno una funzione, che non è di ferirci, anche il buco non è un volo di fantasia, ma rende più facile sollevare la base “.
Nel 1980 Achille Castiglioni disegnò Gibigiana ispirandosi a uno scherzo di alcuni studenti cattivi, quando tra le scrivanie un raggio di luce si riflette con un orologio sui muri dell’aula, sui volti dei compagni di classe o, meglio, sul dietro all’insegnante: la cosiddetta “gibigiana” (nel dialetto milanese).
Gibigiana è un dispositivo illuminante con luce riflessa concentrata e regolabile. Il piccolo specchio sulla parte superiore del dispositivo regola il flusso di luce proveniente dalla sorgente nascosta all’interno della sua struttura in acciaio. In questo modo la luce viene regolata solo dove serve per consentire a due persone che si trovano nella stessa stanza buia di svolgere contemporaneamente diverse attività con diverse condizioni di luce.
Progettare una lampada la cui luce, come luce artificiale, proviene dal pavimento, proprio come la luce naturale proviene dal cielo, è il tema su cui si basa l’idea di Noce: causare effetti percettivi diversi da quelli a cui siamo abituati. Può essere adattato ai pavimenti interni ed esterni, ma deve essere stabile: una specie di pietra luminosa che si può calciare senza causare danni. Noce è composto da due gusci sovrapposti e corrispondenti.
0″Il componente principale della lampada Taraxacum 88 S è il suo aspetto decorativo. Abbiamo applicato alla classica lampada alogena inventata da Edison una struttura metallica ispirata alle lampade composte da lastre piegate e utilizzate durante i lavori stradali. Il lavoro di designer industriale non dipende dalla creatività di una singola persona, ma dalla creatività di tutte le persone coinvolte. ”
Una plafoniera concepita come l’interazione di elementi identici su una base. I triangoli equilateri rifiniti a lucido sono incernierati insieme per ottenere la forma platonica più vicina a una sfera: un icosaedro (composto da 20 pezzi). La struttura funge da scheletro portante, in modo che la lampada (trasparente per rendere visibile il filamento) possa essere avvitata e nascondere i fili elettrici all’interno, diventando quasi invisibile quando è accesa. L’icosaedro è realizzato in tre diverse dimensioni: ogni triangolo può contenere tre, sei o dieci lampade a bulbo nella versione più grande per un totale di 200 lampade. L’idea alla base di questa lampada era quella di creare una fonte di luce che sostituisse il classico lampadario con i suoi ornamenti e molte luci conservando, allo stesso tempo, le stesse caratteristiche di illuminazione, ma rendendola un elemento decorativo semplice e unificato.